venerdì 25 giugno 2010

San Giovanni non fa inganni...


E' per mantenere fede a questo antico detto appartiene un po' a tutto lo stivale e per tranquillizzare la Vi che lo usa per mettere a pari il calendario che anche quest'anno sono qui con voi per il giorno di San Giovanni! [Non fate i pignoli dicendo che il 24 era ieri, ci sono anni in cui ho fatto il post con settimane di ritardo. :-P], ovvero il giorno del NOCINO! :-D


Di che si tratta? Semplice! Il giorno di San Giovanni è, per tradizione popolare, il giorno in cui colgono le noci per fare il Nocino e, per tradizione personale, il giorno in cui vi ripropongo il meraviglioso pezzo di Michele Serra sulla realizzazione del Nocino. Per chi non lo avesse mai letto, lo potete trovare qui. Buon Nocino a tutti! :-D


Lab. People come and go...


Oggi ultimo giorno di lavoro per un collega che ci saluta e migra a migliori lidi oltralpe. Passeggiando per i corridoi mi sono trovato a riflettere sulla quotidianità ritmata del lab quando in realtà ben poca della gente che c'era al mio arrivo sia ancora li. Mi sono ricordato allora di un pezzo di un libro di Pratchett in cui il re dei Nani mostra a Vimes la sua ascia di famiglia...


This, milord, is my family's axe. We have owned it for almost nine hundred years, see. Of course, sometimes it needed a new blade. And sometimes it has required a new handle, new designs on the metalwork, a little refreshing of the ornamentation... but is this not the nine-hundred-year-old axe of my family? And because it has changed gently over time, it is still a pretty good axe, y'know. Pretty good. Will you tell me this is a fake?


Ci saranno nuovi arrivi e nuove partenze, ma devo dire che a sto giro ci lascia un'ottima lama. :-)

sabato 12 giugno 2010

Una terra dove scorrono birra e maiale... :-P


Non ci si stupisce più che in Italia ci siano piccole realtà capaci di fare manifestazioni interessanti e molto spesso di qualità. Si comincia, in questo caso purtroppo, a non stupirsi più che queste manifestazioni siano scarsamente o per nulla pubblicizzate. Meglio quindi continuare con la buona abitudine del TamTam per spargere la voce. :-)


Ecco a vuoi quindi l'Europa Beer Festival che, secondo le parole degli organizzatori, vuole essere una "Rassegna di somministrazione di birre artigianali europee di qualità con degustazione di piatti tipici." In questo caso non posso garantire per loro non avendo ancora provato [cosa che cercherò di rimediare... ;-) ] ma, per chi si trova in zona Tortona questo weekend, perché non provare di persona. ;-) Come concludere se non con un Ein Prosit! :-D


Un rutto vi scongelerà... :-P


Pensiamo sempre di aver visto anche la ricerca più assurda invece la scienza riesce sempre a stupirci [così come il fatto che certe ricerche possano trovare sovvenzionatori :-P] e sviluppare nuove e sempre più divertenti teoria. L'ultima ad essermi passata sotto gli occhi teorizza, in soldoni, che un periodo freddo circa 12000 anni fa è stato il primo esempio di modificazione climatica causata dall'uomo. Fin qui nulla di strano, che siamo la razza più brava a far danni non è cosa nuova ne stupefacente [Lo diceva anche l'agente Smith... :-P]. Quello che ha del surreale è il modo in cui ci siamo riusciti: abbiamo ucciso i mammut che tenevano calda la terra grazie all'effetto serra causato dai loro rutti. Si, avete letto bene, rutti. :-P







lunedì 7 giugno 2010

avVELINAti


Troppo facile dare la colpa di tutto al Berlusconismo, l'incolpare la destra di essere reazionaria elevandosi a paladini dell'uguaglianza quando poi si cade nel più basso sessismo per il marketing. :-( Mi sto riferendo in questo caso a Repubblica che già di suo riesce sempre a scovare la perla giornaliera. Passino calendari, attricette e simili, ma quando la cosa intacca le notizie importanti c'è un po' di tristezza. Oggi si sono ricordati che la Gran Bretagna ha un nuovo primo ministro perché una ragazza per protesta si è appesa nuda ad un palo fuori dal parlamento. Ancora peggio è stato nei giorni scorsi il tanto sbandierato sostegno al "popolo dei post-it": chi voleva mandava la foto e loro la pubblicavano in una galleria... peccato che nella homepage ad accompagnare il titolo dell'articolo ci fosse sempre la foto di una qualche ragazza carina... :-/ Se la politica in Italia continua ad andare avanti così, un giorno scopriremo che il presidente del consiglio si fa portare a casa le escort... :-P

domenica 6 giugno 2010

La ricerca di un po' di comprensione...


Capisco che non sia facile capire il mondo della ricerca dall'esterno e capisco anche che spesso possa sembrare il ramo della Stato che, a parità di spesa, da meno al cittadino vista la mancanza un contatto diretto. Sarebbe però cosa utile cercare di informarsi prima di sputar sentenze. Per chi vuol parlare senza accendere il cervello ci sono i mondiali a breve... -.-; Quello qui a seguito è un articolo apparso sulla Provincia Pavese alcuni giorni fa e che voglio condividere con voi. Forse può servire a tuti quelli che, almeno una volta, mi hanno chiesto "Ma tu di preciso cosa fai?" :-P



Il Ricercatore offeso e umiliato di Piersandro Pallavicini

Negli ultimi due mesi non ho avuto sabati e domeniche. Quei giorni per abitudine devoti a famiglia, divertimento e riposo, li passavo nel Dipartimento come fossero uguali agli altri. Ma no, sbaglio: erano giorni migliori degli altri. Non ci sono lezioni il sabato e la domenica, non ci sono laureandi e borsisti che bussano alla porta dello studio. Si riesce a leggere, pensare, scrivere meglio, il sabato e la domenica, nel Dipartimento immenso e vuoto, silenzioso e buio. Io al piano terra, al piano di sopra un altro ricercatore come me, al piano di sopra un altro paio, e una ricercatrice all'ultimo piano. Noi chiusi negli studi, inconsapevoli delle altrui presenze, isolati gli uni dagli altri dalle luci spente dei corridoi, dai giroscale fosforescenti per il chiarore spettrale delle macchine del caffè, mentre fuori il giardino è deserto, e il mondo è altrove, dopo il recinto degli istituti.
Potrebbe sembrare perfino una situazione romantica. Cupa, ma romantica. E invece no, non lo è. E' solo una rottura di palle, va bene? Una solenne rottura di palle. Non ci vado volentieri il sabato e la domenica in Dipartimento. Sono un ricercatore, sono uno scienziato, d'accordo. Ma ho una vita come tutti gli altri. E' per questo che oggi, domenica, alle undici di mattina, oggi che ho finalmente chiuso ed inviato al Ministero dell'Università il progetto di ricerca che mi ha succhiato l'esistenza per due mesi, è per questo che esco dal Dipartimento col cuore leggero. Faccio a piedi via Taramelli, poi viale Golgi, la stazione, piazzale Minerva, il corso. E' la solita Pavia, ma c'è il sole e tutto mi sembra bellissimo. Scendo per piazza del Duomo, svolto, entro nel mio caffè. So cosa sta succedendo. Le ho lette le proposte di legge. Sono stato alle assemblee. Sono indignato come tutti, protesterò come gli altri. Ma oggi ho chiuso mesi di lavoro, ho il sorriso sulle labbra e voglio fare una vera, dolce, prima colazione.
Cosa succederà se questo progetto di ricerca verrà approvato? Bè, il mio gruppo di ricerca riceverà centomila euro e avrà due anni per spenderli su quanto ci siamo proposti di fare. Potremo pagare borse di studio a un paio di dottori di ricerca e a un laureato. Potremo acquistare uno strumento fondamentale, e tutti i reagenti, la vetreria, i gas che ci serviranno per lavorare.
Mi arrampico su uno sgabello, di fronte al banco. Ordino un cappuccino. Ordino una brioche ripiena di miele. E no, nemmeno un euro di quel che riceverò se otterremo il finanziamento, finirà nelle mie tasche. Sono soldi per la ricerca, non per l'esimio Dr. Pallavicini. Proprio nemmeno un-euro-uno. Non ci credono, i miei amici non universitari, quando gli spiego che per tutti noi è così.
"Ma perché lavori il sabato e la domenica, allora? Ma chi te lo fa fare?". Appoggio i gomiti sul bancone, appoggio il mento sui palmi delle mani, mi guardo nello specchio e sorrido. Nello specchio, quello seduto al bancone di fianco a me mi guarda con aria interrogativa. Forse avrà pensato che stessi sorridendo a lui. Ha una camicia con le maniche arrotolate, mezza dentro e mezza fuori dai pantaloni grigi. Ha delle scarpe prada. Ha la pancia, no, il salvagente, che sborda fuori dalla linea della cintura. E parla, ingobbendosi verso di lei, con una sessantenne dai capelli ossigenati pettinati a telefono, e la gonna del tailleur che le sale sopra le ginocchia ossute.
Arriva il cappuccino, ne prendo un sorso, è delizioso. Anche della brioche ne prendo un morso ed è deliziosa. L'uomo ingobbito ha in mano un giornale e indica una pagina alla donna: "Poi cosa vorrebbero questi qui?". Manda giù una manciata di noccioline. "I ricercatori che protestano... ma che pedalino!".
Lei annuisce, scuote la testa. Come a dire: un caso senza speranza. E lui fa un gesto circolare con la mano. Buoni quelli, ecco cosa intende. Metto giù la brioche: tanto è diventata amara. Li guardo nello specchio, e non mi importa se lo sguardo è fisso e sembro spiritato: è così che mi sento ora.
La fuga dei cervelli. Gli orari da statali. I privilegi. Il fancazzismo. Gli sta bene, a questi cosiddetti intellettuali pieni di sé. Questo esce dalla bocca dell'oracolo ingobbito, questo ricevono serenamente le orecchie della non più giovane che non si è rassegnata al passaggio dell'età. Questo, capisco in un istante di illuminazione sacra e tragica, è quanto circola nelle teste della gente. Smetto di guardare lo specchio. Ma si, c'è il mondo e il sole fuori dalle vetrine. Scendo dallo sgabello, riportando i piedi a terra, la tazza del cappuccino è ancora quasi piena, ma non mi va più. Faccio un passo verso la cassa. Stanno ancora parlando del mondo marcio e mediocre dell'università, questi due, disgustati della mera esistenza degli intellettuali. Ci ripenso. Torno indietro. Mi allungo a prendere un tovagliolo da una pila che sta proprio di fronte a loro. Ma è una finta, non mi serve. Mi serve dare una gomitata al piattino e far volare tazza e cappuccino in grembo a quei due. Poi vado a pagare. E no, non mi fermo neanche a chiedergli scusa.