domenica 26 aprile 2009

Ragionamenti in OpCode :-P


L'altro giorno si discuteva e mi si è fatto notare che pongo sempre poco l'accento sul mio: lo dimentico, non ci metto il mio nome, lo presto, lo regalo, lo perdo, lo trovo che riappare altrove anni dopo. Forse perché vedo il codice come un atto creativo e, come ogni creazione, dopo avergli dato la vita non puoi anche decidere il suo destino. Parafrasando le parole di Khalil Gibran...

I vostri codici non sono codici vostri.
Sono figli della sete che la CPU ha di se stessa...
essi vengono attraverso di voi, ma non da voi.
E benché eseguano con voi non vi appartengono...
Potete donare loro algoritmi ma non i vostri pensieri:
essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro backup ma non alle loro anime:
esse abitano la memorie del domani,
che non vi sarà concesso debuggare neppure in sogno.
Potete tentare di essere user-friendly con loro, ma non farli simili a voi:
la GUI procede e non s'attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i codici, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito,
e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;
poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.


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